La fortuna del nudo maschile allegorico è successiva a quella della figura femminile. Per lo più si tratta di un nudo parziale che simboleggia il Lavoro. Si va così precisando anche un’iconografia di classe in cui appaiono gli strumenti del lavoro: la vanga del contadino, il martello e l’incudine dell’operaio. Da sottolineare che si tratta di strumenti di lavoro manuale, i quali finiscono per acquisire fin dagli inizi del Novecento, e poi dopo la prima guerra mondiale, una posizione dominante nell’iconografia operaia e socialista, a evidenziare come l’ideale della società futura, con quello della lotta di emancipazione, poggiasse sulla centralità della classe operaia.
Nella raffinata carta da lettere della Camera del Lavoro di Reggio Emilia della fine del 1919, ma già prodotta con tale cliché agli inizi del secolo, figurano due personaggi a torso nudo, dall’aspetto vagamente eroico, che incrociano contro i raggi del sole il piccone e la pala. Il nudo maschile è dunque simbolo della classe operaia, e insieme anche della sua forza: la carta intestata della Confederazione del Lavoro (sede di Torino) lo prospetta infatti, nel 1908, con un dinamometro.
Nella carta intestata della Lega Nazionale delle Cooperative del 31 agosto 1923, il nudo maschile è accostato all’incudine, insieme ad altri strumenti cooperativistici, a suggerire che l’emancipazione della classe operaia passa anche attraverso l’impresa cooperativa: e il motto «nella solidarietà cooperativa, la ricchezza e la pace», ne è il suggello.
Carta intestata della Confederazione Generale del Lavoro di Torino (1908)
Tessera del PSI del 1911
(“La marcia trionfale del Partito”)
Particolare del simbolo sulla carta intestata della Lega Nazionale delle Cooperative (1923)