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In occasione della prossima uscita del volume Crisi della democrazia e populismo sovranista di Emilio R. Papa per i tipi FrancoAngeli, pubblichiamo l’intervista fatta dalla Fondazione al professore.
D. Lei conclude il suo libro con una interessante quanto singolare identificazione teoretica fra filosofia e storia. Su questo tema vuole riferire qualche suo spunto critico?
R. La democrazia è divenuta un valore assoluto. Affermato dalla storia. La quale nel suo cammino alterna età portatrici di progresso con decadimenti, con ripiegamenti. I suoi principi fondamentali sono divenuti la chiave per la verifica degli elementi qualificanti della vita politica in atto, ed accompagnano la storia rivelandone la direzione. C’è tuttavia da dire che ormai la lotta politica in atto nei Paesi di civiltà occidentale si richiama ai valori della democrazia soprattutto come ad un mezzo di propaganda elettorale. Tanto sempre più si colloca fra la politica che si predica e quella che si fa.
D. Anche i Paesi sovranisti, od i partiti populisti ove sono presenti quali aspiranti al potere, non si pongono senz’altro quali negatori della democrazia e del liberalismo…
R. …ma invocano poi principi che liberali non sono e si pongono alla testa di organizzazioni politiche le quali si reggono sull’autorità di un capo unico, il quale peraltro in politica estera predica rapporti… democratici fra “piccole patrie”, rette ognuna da spirito di lotta contro forme di associazionismo internazionale e di federalismo. La storia dimostra che siffatte posizioni portano ad una politica economica protezionistica di disastrosi effetti, ed a contrasti pericolosi, ed a guerre… proprio fra le “piccole patrie”!
D. Quale concezione, poi abbiano, per esempio della libertà elettorale….
R. Non tutti sanno che la democrazia nacque da una legge elettorale…
D. Largo all’aneddotica allora!
R. Entro subito in medias res, ma ben fuggevolmente. La democrazia fu scoperta da un patrizio (!) ateniese. Da Clistene. Il quale discendeva dalla stirpe degli Alcmeonidi, nota per la sua irriducibilità nel mantenersi su posizioni le più retrive nei confronti della plebe. Fu una legge elettorale la sua che ampliando il numero delle circoscrizioni ed aggiungendone sette dominate da una schiacciante maggioranza di neoelettori popolari presso i quali egli si era costruito una sua forza elettorale – lo portò alla vittoria. Subito dopo – siamo nel 508 a.C. – egli varò una legge con la quale istituì un’assemblea costituzionale, composta da 500 membri (50 per tribù).
D. Tornando all’oggi, come giudica la legislazione elettorale corrente in Europa, dopo tanti anni di democrazia?
R. Guardi all’Italia, quale esempio fra i non più felici. In gran parte i guasti della democrazia italiana dipendono… dal consolidato principio che ogni maggioranza che governasi arroga il diritto di modificare la legge elettorale, nel caso, rendendola conveniente per la propria parte politica. Tutto, naturalmente, viene fatto in nome della democrazia.
F.T.