Convegno di studi “La dignità del lavoro. Nel Cinquantennio dello Statuto dei Lavoratori 1970-2020” 4-5 dicembre 2020

Alcuni relatori collegati da remoto

 

Saluto e inaugurazione dei lavori del Presidente della Fondazione, prof. Maurizio Degl’Innocenti

La dignità del lavoro
I. La tutela della dignità del lavoro accompagna tutta la storia del sindacato dal suo nascere, e accompagna anche la vicenda del socialismo che, nelle sue varie espressioni, dell’etica del lavoro e della persona umana aveva fatto il centro di una pratica solidaristica e di una riforma complessiva della società nella libertà. La prima fase del “costituzionalismo in fabbrica” risale agli inizi del ‘900, quando – come disse un sindacalista – con i regolamenti in fabbrica era “il lavoro che afferma(va) i suoi diritti contrattuali, pieni”, contro i poteri discrezionali del datore del lavoro. Erano i primordi del sindacato, con le Camere del lavoro e le federazioni di mestiere, in lotta per la legittimità del suo stesso operare, fuori e dentro la fabbrica con le commissioni interne, per il controllo del collocamento, per l’affermazione di una magistratura probivirale, per una prima legislazione di tutela del lavoratore e della lavoratrice, e poi sul welfare state. Ritengo che negli anni la Fondazione abbia dato contribuiti importanti, di recente con il Turati giuslavorista di Passaniti o le pubblicazioni sulla legge di tutela del lavoro femminile e minorile del 1902, o sul contratto delle risaie del 1907. Mi limito qui ad osservare che allora c’era una grande spinta sociale, con lo sviluppo del partito socialista, del movimento cooperativo, con la nascita della CgdL: era la prospettiva che il nuovo secolo fosse l’alba del riscatto del lavoratore”. Ed era parte integrante della svolta liberale della società nel suo complesso.

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