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GUIDO LODOVICO LUZZATTO (1903-1991)
Guido Lodovico Luzzatto nacque a Milano il 7 novembre 1903 da Fabio Luzzatto e da Luisa Sanguinetti, appartenenti a due importanti famiglie ebraiche della seconda metà dell’Ottocento. La madre era figlia del senatore Cesare Sanguinetti, liberale moderato, poi carducciano, vicino ai democratici e alla cultura medica socialista. Il padre, Fabio Luzzatto, docente di diritto, fu un esponente del cosiddetto “socialismo mazziniano”; antifascista fino dal 1924, fondò nella sua casa milanese la sezione lombarda dell’Associazione italiana per il controllo democratico, prese parte attiva all’associazione “Italia libera” e fu tra i pochi docenti che non si piegò al giuramento imposto dal regime. Guido Lodovico si laureò a Milano in Storia dell’arte nel giugno 1925, ma fin dal 1920 aveva iniziato l’attività di critico d’arte. Nel 1922 avviò la collaborazione alla “Giustizia”, diretta da Claudio Treves.
Militante socialista, fece parte come segretario e conferenziere del gruppo “Amici dell’Arte” di Milano. Collaborò inoltre ai quotidiani “Il Mondo” e “La Voce repubblicana”, a vari giornali tedeschi e francesi, agli organi degli esuli antifascisti (“La Libertà”, “Rinascita socialista”, “L’Operaio italiano”, “Italia”, “Nuovo Avanti!”, “Quaderni di Giustizia e Libertà”) e, dal 1931, al quotidiano svizzero “Libera Stampa”. Molto spesso Luzzatto si firmava con pseudonimi: Odis, Gyges, David, X, Enrico Roth-Rimini, Tantris, Ellida, Solness, Nessuno, Goar, Lector. Nel 1929 prese parte attivamente alla preparazione della fuga da Lipari di Rosselli, Lussu e Nitti. Egli inoltre salvò dalla distruzione le carte e parte della biblioteca di Claudio Treves, conservate in un enorme baule affidatogli nel 1933 dai familiari. Rifugiatosi in Svizzera per le persecuzioni fasciste, vi rimase fino alla Liberazione.
Pubblicò vari saggi su Dürer, Rembrandt, Giotto, Brunelleschi e Van Gogh e sul pittore lombardo Siro Penagini ed un libro di estetica. Dal 1930 partecipò a numerosi congressi internazionali di storia dell’arte e di estetica e al congresso internazionale su Giotto del 1967. Particolarmente intensi furono i legami con la cultura letteraria tedesca, a cui dedicò numerosi scritti. Dal 1929, e più attivamente dopo la Liberazione, collaborò alla stampa ebraica italiana, pubblicando vari articoli di arte e letteratura; dal 1964 al 1975 diresse la rivista “Eco dell’educazione ebraica”. Aderì alla causa della pace e dei movimenti pacifisti, partecipando ai congressi di Copenaghen, Scheweningen e Parigi. Intensa fu anche la sua attività di conferenze sia in Italia che all’estero. Dagli anni Cinquanta si dedicò assiduamente alla composizione di esametri, molti dei quali apparvero nei giornali locali della Svizzera italiana. Morì a Milano il 23 gennaio 1991.
L’archivio è stato depositato dalla vedova alla Fondazione Turati ed è stato versato in varie fasi tra il 1993 ed il 1994. L’archivio è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Sovrintendenza archivistica per la Toscana con provvedimento n. 646 del 12 gennaio 1994. Dal 2009 l’archivio si trova presso la Fondazione Luzzatto a Milano.